giovedì 21 febbraio 2008

solo quand'era distante sopra la Nuova Zelanda, lasciava un po' di requie. ma in realtà era un mollarci, dopo averci tenuto su attirati verso l'alto e dritti come da una calamita, o vorticati in una spirale che non lasciava tempo di capire alcunché, e poi piano seduti sulla sabbia, con la sabbia nei vestiti, nella testa, la faccia intontita a sentire il peso del nostro corpo in cui l'acqua ristagnava e non scorreva più

ma con gran fretta tornava qui.tanto interessata a noi da dimenticarsi di alzare l'acqua della laguna, e lasciare la città quasi in secca

una notte si è portata via anche il mio sonno
non può esser stata che lei

l'assedio bianco di nubi non ci ha fatto vedere quando si metteva il vestito nero

adesso sparirà di nuovo, ma l'ho sentita tanto, questa ultima luna strana. la prossima sarà l'araldo della primavera, crescerà per portarcela, come un tedoforo o una di quelle navi cariche di doni che anticipavano l'arrivo di un grande ospite, e una volta piena niente più inverno.

chissà se a tanti viene di dare con gusto e senza rancore (che comunque tanto poco le calerebbe) colpa alla luna delle stranezze che prendono piede talvolta sulla terra. come a buttar su l'arcano, la carta non numerata che non ci si spiega, e lì non può far danni

come se quel pezzo di Terra quando si è staccato mischiandosi a una stella si fosse portato su qualcosa e ogni tanto ce lo fa sentire..

anche in Otello lo dicono:


È tutta colpa della Luna
quando si avvicina troppo alla Terra

fa impazzire tutti











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